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Lavori giugno

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Lavori in apiario nel mese di Giugno 2010

Sta terminando la fioritura dell’acacia, ma non ho ancora dati precisi sulla produzione nella mia zona; quello che posso dire è che il tempo, in questo momento di fioritura, non   stimola  all’ottimismo. Le chiome degli alberi di acacia sono tutte bianche, coperte da grossi grappoli dondolanti ma il freddo e il brutto tempo incombe in tutta l’area, sembra di essere ritornati alla fine di febbraio, speriamo che le nostre attese non siano del tutto vanificate.
Mentre leggete questo articolo, quelle fiduciose attese e l’ entità della produzione devono far parte del passato, per ognuno di noi saranno solo cose da ricordare ma appartengono “ ad un’altra storia”.
Il nostro pensiero deve essere proiettato verso il futuro ed avere come obiettivo il risanamento delle famiglie dalla famigerata varroa distructor.
Sicuramente ognuno di voi avrà pensato  quali tipi d’intervento o pratiche apistiche effettuare per salvare le proprie api.  Se mi permettete vi spiegherò l’azione che applicherò al mio apiario come prima operazione.
Per prima cosa in questo mese procederò alla formazione dei nuclei, con l’allevamento di regine giovani e possibilmente non punzecchiate dalla varroa; saranno la prerogativa per la produzione dell’anno prossimo.
Dello sciame raccolto all’inizio della fioritura dell’acacia e trattato il giorno dopo con l’acido ossalico, a seguito delle verifiche periodiche non ho riscontrato nessun  acaro nel vassoio sottostante all’arnia. (naturalmente l’acido ossalico, dalle ultime circolari, non può essere usato da chi commercia il prodotto miele; nella speranza che gli incontri al Ministero della Salute diano dei risultati positivi per il suo impiego,  gli apicoltori interessati dovranno pensare a dei trattamenti diversi)
Giu01Incoraggiato dall’esito di questa manipolazione che mi ha assicurato di avere una famiglia sana; attendo che  tutti i telaini del nido siano completati con covata nascente e poi estrarrò il telaino con la regina e lo depositerò in un cassettino, spostandolo completamente dal lato opposto dell’apiario. Aggiungendo a questo un telaino di miele e un altro telaino lavorato, otterrò in questo modo già un primo nucleo, indenne dalla varroa. In questo nucleo la regina continuerà il suo lavoro di deposizione e svilupperà la famiglia autonomamente, da parte mia ci sarà l’impegno di aggiungere dei telaini da nido e verificare la quantità delle scorte.
Nel frattempo avrò preparato dei cupolini di cera, come descritto altre volte, oppure si possono anche acquistare quelli in plastica: su questo utilizzo c’e una filosofia che sostiene l’ipotesi che regine allevate in cupolini di plastica non si sviluppano troppo bene e che quei cupolini vanno bene solo per la produzione della pappa reale, personalmente uso i cupulini di plastica come supporti per quelli auto costruiti, fissandoli alle stecche con della cera, questo mi permetterà una migliore maneggiabilità quando ci sarà da trasportare le celle reali completate.
Dopo un paio di giorni che ho orfanizzato lo sciame faccio una visita e asporto tutte le celle reali che le api hanno incominciato a costruire, dando la sensazione alla famiglia di una orfanità permanete.
 Le stecche con i cupolini le innaffio di sciroppo (quello della nutrizione per capirci) e le depongo sopra ad un melario di una famiglia forte, ricoprendolo con il coprifavo rovesciato. Le api cominceranno subito a visitare i cupolini asportando lo sciroppo che li ricopre, nel far questo modelleranno anche i cupolini adattandoli alla forma corretta e facendoli  assomigliare a quelli da loro costruiti. In un piccolo contenitore, preparo del miele di acacia di sicura provenienza con l’aggiunta di qualche goccia di acqua sterilizzata (quella in fiale che si acquista in farmacia e si usa per le preparazioni iniettabili) mescolo il tutto in proporzione del 50% in modo che quando intingo uno stecchino il composto non sia troppo liquido. Una volta usavo della pappa reale, quella che toglievo dalle cellette reali di sciamatura, seguendo un consiglio di un amico ho imparto questa tecnica che trovo molto più semplice e valida.
Prendo le stecche con i cupolini inzuppo lo stecchino nell’acqua e miele per poi depositarne una goccia nel fondo del cupolino stesso. Vado nell’arnia che si è dimostrata la migliore come caratteristiche di salubrità, laboriosità, docilità, pulizia, recupero veloce della potenzialità della famiglia all’uscita dell’inverno e prelevo un telaino con covata fresca ossia con larve che non abbiano più di tre giorni di vita: ricordo che l’età delle larve è riconoscibile dalla forma della larva stessa che deve assomigliare ad un “C” abbastanza aperta.
Giu02Con un cogli larve trasferisco queste dagli alveoli ai cupolini che  rimarranno attaccate al composto di acqua e miele: in questa fase la larva si ritrova nel suo ambiente con il gradiente di umidità giusta fino a quando le api nutrici, asportato tutto il lo sciroppo, circonderanno la futura regina di una bella corona di pappa reale. Ho degli amici professionisti che dopo un paio di giorni dall’inserimento delle prima larva nel cupolino, vanno a sostituirla con un'altra più giovane, la nuova larva si troverà un ambiente ancora più ospitale e si svilupperà maggiormente delle altre, questa operazione viene definita doppio traslarvo.
L’alveare così orfanizzato, trovandosi con la maggior parte di api giovani e di conseguenza quasi tutte nutrici, accoglieranno con molto vigoria le nuove cellette, alimentandole abbondantemente e visitandole in ogni momento, tranquillizzando così l’apicoltore per il veloce sviluppo delle future regine. Personalmente non metto mai più di una dozzina di cupolini per casetta.
Noi sappiamo che fra il nono e il decimo giorno le api chiudono le cellette delle regine, dal nono al quattordicesimo giorno è il tempo che serve all’insetto per svilupparsi in tutta la sua forme solo dopo il quattordicesimo giorno di età possiamo toccare la celletta altrimenti rischiamo di rovinarne l’accrescimento.
Giu03Qualche volta, per motivi di lavoro, siamo chiamati ad asportare queste celle anche prima del quindicesimo giorno, si può fare solo con molta attenzione, bisogna staccare le cellette senza toccare la parte esterna, non si possono capovolgere e, se si devono spostare, è conveniente mantenerle dentro ad una scatolina riempita con della semola, per questo motivo mi  sono costruito dei tubetti di plastica e appena le stacco dalle stecche depongo la celletta all’interno di uno di questi. Usando questo accorgimento mi assicuro che le cellette, durante la loro introduzione,  nell’alveare non vengano schiacciate  e che un’eventuale   ape fucaiola non vada a pungere la celletta della regina uccidendola. 
Nel momento che estraggo le nuove regine avrò già smembrato quelle due o tre famiglie che non sono andate a melario.  Per prima cosa avrò deposto in un  cassettino il telaino con la regina e lo avrò portato nel lato esterno dell’apiario, Ogni singolo telaino di covata che rimane nell’alveare lo sistemerò in un cassettino con l’aggiunta di un telaino pieno di miele che avrò conservato in magazzino ed un telaino sempre da nido lavorato. Fra il telaino di covata e quello di miele deporrò la mia celletta con la regina nascente.
Da ricordare che i nuclei così composti andrebbero portati lontano almeno tre chilometri ma per chi come me che non ha la possibilità di spostarli così distanti, li metto al posto della vecchia famiglia spostando solo il telaino con la regina vecchia; in ogni caso i nuovi nuclei andranno visitati dai venti ai trenta giorni dopo l’introduzione della nuova regina. Guardandoli prima rischieremo che la regina giovane e poderosa, nello spostamento dei telaini, scappi oppure non trovare ancora della covata fresca. In tutti e due i casi ci procureremmo solo delle preoccupazioni.
Soffermandoci a valutare la situazione della varroa potremo constatare che se la casetta madre fosse stata colpita in forma massiccia, nel dividere i telaini di covata avremo diviso anche la potenzialità dell’acaro, e aspettando qualche giorno dopo il volo di fecondazione delle regine, nel momento in cui non c’è più covata opercolata, possiamo trattare i nuclei con l’acido ossalico in maniera veloce e concisa nel tempo, dando così la possibilità alle future api nascenti di avere una integrità fisica e una longevità da permettere uno sviluppo alla famiglia per affrontare tutti i rigori dell’inverno. A questo punto l’apicoltore non deve far altro che seguire le nuove famiglie verificando la deposizione della regina e integrare le scorte se fossero scarse.

Alla fine di questa operazione, se saremo stati bravi e fortunati, avremo raddoppiato le famiglie e con poco impegno riusciremo ad arrivare al trattamento invernale con molte api sane e pronte a ripartire l’anno  successivo quando la fioritura dell’acacia riempirà tutti i melari che abbiamo a disposizione. Un saluto e un arrivederci al prossimo mese.


Paolo Franchin ...