Lavori in apiario nei mesi di Luglio e Agosto 2010
A dire la verità questa sera non avevo proprio voglia di scrivere, il mio animo è un po’ triste e deluso.
Dopo aver atteso la fioritura dell’acacia con tanta serenità e tante aspettative, a causa del brutto tempo e delle basse temperature, ho dovuto alimentare delle famiglie perché oltre ad essere ridotte alla fame le ancelle avevano smesso di alimentare la regina e la famiglia stava andando in blocco di covata, indebolendo tutto l’alveare e compromettendo le fioriture successive.
Ho dovuto eseguire visite in maniera continua, appena il tempo me lo permetteva e nonostante questo nei primi giorni di sole sono usciti due sciami dalle famiglie in cui avevo riposto le mie speranze di produzione.
Spostando un alveare ad una breve distanza e mettendo la casetta vicina a metà fra il posto che occupava e la posizione di quella rimossa, sono riuscito a far entrare le bottinatrici di quella spostata in quella vicina; in questo modo l’ho potenziata di bottinatrici riuscendo così a far loro riempire qualche telaino del melario di miele di acacia, per le strette necessità famigliari.
Aspettiamo adesso le future fioriture del tiglio e del castagno nella speranza che non si dimostrino un fallimento come le precedenti.
In ogni caso deve prevale l’ottimismo, noi apicoltori siamo spinti dalla passione che ci fa vedere sempre: “ il bicchiere mezzo pieno”. Come dicevo il mese scorso, un apicoltore non può permettersi di soffermarsi su queste cose perché è indispensabile pensare al futuro.
Se prima abbiamo lavorato per preparare delle famiglie per la successiva annata apistica, ora dobbiamo lavorare per cercare di salvare quelle attuali dal flagello “varroa” che immancabilmente, senza il nostro intervento, porterebbe al collasso i nostri alveari.
Il trattamento tampone o trattamento estivo deve obbligatoriamente essere eseguito, si possono usare dei trattamenti con il timolo in tavolette o in vaschette oppure si possono usare delle tecniche apistiche sempre nel rispetto delle regole e conformi ai piano di profilassi contro la varroa.
Per i trattamenti con il timolo credo che non ci siano più segreti per nessuno in quanto da anni li usiamo e sappiamo che hanno maggior funzionalità se le temperature sono adeguate al loro utilizzo.
Per le tecniche apistiche, mi riferivo all’utilizzo del telaino trappola e al blocco della covata, abbiamo osservato che l’utilizzo del telaino trappola si dimostra un ottimo aiuto specie nel periodo primaverile, dopo diventa un po’ difficoltoso: la mancata attenzione durante il suo utilizzo può creare serie difficoltà alla famiglia.
Il blocco della covata consiste nell’ingabbiamento della regina in modo che questa non possa più deporre uova e di conseguenza la varroa oltre che non riuscire a riprodursi all’interno delle cellette sia costretta a rimanere appesa alle api diventando così vulnerabile ad un trattamento con l’acido ossalico.
Conosco diversi apicoltori che dopo aver riflettuto su questa tecnica hanno provato a metterla in pratica riuscendo non solo a salvare le proprie api ma a vendere dai dieci ai venti nuclei all’anno, senza essere obbligatoriamente dei professionisti. L’applicazione di questa tecnica apistica prevede diversi modi di attuazione: si va dall’utilizzo delle gabbiette Scalvini alle gabbiette Mozzato. Personalmente, ritengo che le gabbiette siano troppo piccole per contenere la regina per un periodo di 21 giorni tanto che al momento della sua liberazione dobbiamo quasi costringerla ad uscire dalla sua prigionia. Uscendo dal suo confinamento la regina incontra altre api che alle volte non la riconoscono come la madre del loro alveare istintivamente cercano di aggomitolarla.
A parte le mie opinioni, ho visto fare delle prove e delle sperimentazioni con le gabbiette che hanno dato esiti quasi tutti favorevoli.
Un carissimo amico che mi ha permesso di pubblicare questa foto scattata l’anno scorso alla fine del trattamento estivo con l’acido ossalico è riuscito a salvare quasi tutte le famiglie e quasi tutti i nuclei, una parte di questi si possono osservare nelle foto. E’ pur vero che è un professionista ma prima di esserlo è un vero apicoltore che senza cercare meriti o piangersi addosso, riflette e poi agisce con logica e determinazione, solo così è riuscito a mantenere in attività la sua azienda apistica nella produzione dei prodotti dell’alveare e nella vendita dei nuclei.
Ho detto questo non solo per fargli un complimento ma per farvi capire che, in questo momento contingente dove nessuno sa dare delle direttive, ognuno di noi deve lavorare con impegno e caparbietà se vuol continuare con il suo allevamento. Certo che se aspettiamo che qualcuno lo faccia per noi poi non dobbiamo lamentarci quando tutto è perduto.
Un altro modo per confinare la regina è quello di chiuderla in un telaino da nido chiuso da una parte con del cartone e dall’altra con un pezzo di escludi regina. Nella sperimentazione di questo telaino abbiamo osservato che dove avevamo delle regine di tre anni, nei telaini al di là del cartone trovavamo dei cupolini per celle reali, esempio lampante che il cartone ostacolava il diffondersi dei feromoni della regina in tutte le parti dell’arnia.
Abbiamo provato l’anno successivo con entrambi i lati chiusi da escludi regina, la cosa è migliorata, ma rimaneva l’inconveniente che alla liberazione dovevamo incitare la regina ad uscire per poter estrarre il telaino.
Ripensando a come potevamo costruire un telaino adeguato alle nostre esigenze ci è venuto in aiuto l’amico Giuseppe Morosin, presentandoci una sua costruzione nella quale, sezionando un telaino da nido a metà, si poteva imprigionare la regina in uno spazio non troppo piccolo ma non sproporzionato nel momento della sua liberazione.
Vista la buona riuscita abbiamo pensato così di riportare qualche piccola modifica al telaino e provare ad utilizzarlo in questo modo: posso dire che il risultato è stato più che positivo. Inoltre nella fase di liberazione della regina è necessario spostare in avanti i telaini fino ad avere lo spazio per aprire la porticina, costituita dall’escludi regina, una volta dischiusa si ricompone la camera di covata, lasciando la libertà alla regina di uscire quando lo desidera.
Il giorno successivo potremo andare con tutta tranquillità ad estrarre il telaino trappola, oppure come faccio io, lo pongo dopo il diaframma in modo che, se le api durante il blocco di covata avessero deposto del miele, se lo riporteranno all’interno del nido.
Per facilitare il lavoro sarebbe bene che tutte le api regine fossero marchiate sul corsaletto. Ognuno di noi sa quanto è difficile scorgere la regina nel mezzo della camera di covata: ci sono delle volte che non bastano due visite anche se accurate, a differenza di quando ha un puntino colorato che la distingue dalle altre.
Tutto questo non esclude nessuno da tale pratica, servirà solo un po’ più d’impegno.
Il blocco di covata nella mia zona lo eseguo all’inizio del mese di Luglio, visto che le fioriture stanno terminando e con questa tecnica posso lasciare i melari al loro posto, la regina va rinchiusa per 21 giorni, in modo di dare la possibilità a tutta la covata di sfarfallare, cinque giorni dopo la liberazione faremo una visita e se tutte le cellette sono aperte allora potremo intervenire con l’acido ossalico.
Mi raccomando, in questa fase, se qualcuno trova delle cellette ancora chiuse deve aprirle con lo stecchino e verificarne la larva, non dimentichiamoci che le malattie della covata sono sempre latenti all’interno di una famiglia.
Anche in questa applicazione ci sono sempre dei pareri discordi, c’è chi dice che bisogna fare solo il trattamento al 25° giorno, altri come il sottoscritto ritengono che se dopo nove o dieci giorni le cellette delle larve nascenti sono tutte opercolate, perché non approfittare per abbattere tutte quelle varroe che si trovano nelle api adulte che popolano l’alveare?.
Forse nell’usare l’acido ossalico quest’anno dovremmo attenerci strettamente al protocollo che ci darà il Veterinario referente dell’Associazione a cui apparteniamo, il quale dovrà essere in collegamento con il Ministero della Sanità e la Ditta che sta svolgendo la sperimentazione al fine di poter registrare il prodotto come farmaco veterinario.
In ogni caso dopo la liberazione della regina la famiglia và aiutata con dello sciroppo stimolante allo scopo che le ancelle alimentino con intensità la loro sovrana sollecitandola a deporre molte uova. Ricordiamo che molte delle api che nasceranno da questo momento in poi saranno certamente quelle che dovranno trascorrere l’inverno, di conseguenza più numerose e salubri saranno le nostre api più certezza avremo che la famiglia sarà forte nella primavera successiva.
Nell’augurare a tutti voi delle rilassanti giornate di ferie estive vi saluto e a risentirci a mese di settembre.
Paolo Franchin ...
N.B.: le prime tre foto sono di Giuseppe Semenzin
Le seconde due sono di Paolo Franchin
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