Lavori in apiario nel mese di Maggio 2010
Se il mese di Aprile ci ha visti impegnati nello sviluppo degli alveari, bilanciamento delle famiglie, alimentazione stimolante, allargamento delle camere di covata, d’ora in poi il nostro compito sarà quello di seguire l’andamento delle api nel riempimento dei melari, e men che non si voglia anche degli sciami!!!.
A proposito di sciami vorrei ricordare quanto scritto l’anno scorso nello stesso mese, LA NOSTRA SICUREZZA FISICA NON HA PREZZO.
Ci sono molti modi per catturare uno sciame ma ricordiamoci che se dobbiamo mettere in pericolo la nostra vita allora è meglio lasciarlo andare per la sua strada. Quando andavo a scuola c’era un Professore che a qualche allievo, talmente impegnato nello studio da tralasciare qualsiasi svago o distrazione all’infuori del suo impegno, diceva: “Ragazzi ricordatevi che è meglio un asino vivo che un dottore morto”
(Posso dire con sincerità che nei miei confronti non è mai stata rivolta questa frase, anzi forse era proprio il contrario).
Prendiamola con lo spirito di una battuta ma sotto sotto riflettiamo su questa filosofia e certamente non la troveremo del tutto errata, cerchiamo di operare in maniera sicura, dando importanza a come si eseguono i lavori e all’uso corretto delle attrezzature, proprio per no rischiare la nostra incolumità fisica.
Forse sarebbe meglio porre più attenzione ai segnali che ci comunicano le api, che a quello che pensiamo noi sul modo giusto di condurre l’alveare.
La febbre sciamatoria in una famiglia sale in rapporto all’età della regina, leggevo una volta che le regine di annata (quelle dopo giugno per capirci), anche se strette in una piccola camera di covata ossia su pochi telaini, solo il 2% tendono alla sciamatura, se la regina è dell’anno prima la percentuale sale al 20%, mentre se ha due anni, si arriva tranquillamente al 50% e più.
Questo ci fa capire quanto importante sia l’età della regina e l’istigazione da parte delle api a lasciare l’alveare. Stiamo attenti perché lo sciame non esce così da un momento all’altro, c’è una preparazione, le ancelle non danno più pappa reale alla regina, questa si snellisce e non depone più uova, le api non lavorano più con tanto entusiasmo e l’alveare nel suo complesso è disorientato.
Tutto questo dura dai quattro giorni ad una settimana, molte volte quando esce lo sciame ci troviamo i telaini del nido senza covata fresca. Si può intervenire anche qualche giorno prima della sciamatura asportando tutte le celle reali ma in realtà non risolveremo di molto il problema perché la famiglia è già entrata nella fase di febbre sciamatoria, basterà una piccola cella reale sfuggita al nostro controllo per infiammare questo evento.
Secondo il mio punto di vista, il problema deve essere visto qualche tempo prima. C’è in questo periodo un momento in cui le api depongono della cera sopra i telaini del nido, in gergo si dice : sbiancare i telaini, da quel momento in poi bisognerà seguire la famiglia in maniera particolare. Le visite vanno intensificate almeno una ogni sette-dieci giorni, se la famiglia dovesse essere troppo forte le metteremo dei fogli cerei in modo che le api siano impegnate nella loro costruzione e non siano attratte da altri istinti. Una volta costruiti, prima che la regina ci deponga della covata, li sostituiremo con altri fogli cerei, fino alla grande fioritura dell’acacia al nord e altre grosse fioriture al sud.
Se saremo stati in grado di tenere la famiglia forte fino a questo momento, toglieremo i telaini del nido non ancora completati o vuoti di miele e di covata, le api durante la fioritura prima riempiranno il nido e poi saliranno a melario. Togliendo tutti i telaini vuoti, stringeremo la famiglia fra i due diaframmi e chiudendo la parte superiore rimasta vuota con delle asticelle di legno che si incastrano nei porta telaini di lamiera; per sicurezza, useremo un escludi regina e poi potremmo porre il melario. Vorrei ricordare che in queste condizioni anche una famiglia con cinque favi, ben popolata, può produrre un melario di miele.
Nel mio apiario costituito di arnie D.B. da dodici favi tengo le famiglie solo su otto favi e molte volte sono tutti completi di covata opercolata.
Naturalmente durante la grande fioritura tutti gli occhi degli apicoltori sono rivolti al cielo, se il tempo sarà clemente forse riusciremo a raccogliere i frutti del nostro lavoro, vorrei augurare a tutti un’annata come quella dell’anno scorso dove la fioritura è andata estinguendosi per via naturale senza pioggia, freddo o temporali.
Attenzione se il tempo non è fra i migliori il miele all’interno dei melari va controllato con l’aiuto del mielometro, non è detto che il miele opercolato abbia un valore di umidità che non permetta di fermentare ai primi freddi: le api si comportano a seconda del microclima che c’è nell’alveare, una valutazione con lo strumento è forse più sicura che sporcarsi le dita e stimare l’umidità allargando i polpastrelli delle mani.
Vorrei ricordare che in ogni visita dobbiamo sempre verificare l’assenza di malattie della covata, la peste americana per prima, poi con la disopercolazione della covata da fuco verificheremo l’infestazione della varroa, momento opportuno questo per valutare la regina. Telaini ricolmi di covata compatta, con una bella corona di scorte sopra, stanno ad indicare che la madre delle api oltre ad essere operosa è di buona qualità.
Tutte queste informazioni devono essere riportate nel diario dell’arnia, saranno utili fra un po’ quando andremo ad allevare le nostre regine per la formazione dei nuclei.
Con la mente dovremo precedere i tempi, dall’esperienza acquisita in questi ultimi anni sappiamo
che per sopperire alle forti perdite invernali dobbiamo avere a disposizione molte più famiglie da invernare.
Meditando su quest’ultima considerazione non possiamo perdere il momento propizio che si presenterà appena dopo la grande fioritura, avremmo sotto mano tutte le valutazioni sulla qualità delle nostre famiglie in apiario e un tempo favorevole per incominciare l’allevamento delle regine. La formazione dei nuclei si presenterà ancora più semplice, basterà prendere un telaino di covata opercolata, un telaino di miele e una cella reale, si pone il tutto all’interno di un cassettino e si aspettano venti giorni per vedere se c’è covata fresca, il susseguirsi sarà lo sviluppo della nuova famiglia senza nessun contributo dell’apicoltore.
Le cose sono sempre più semplici a dirsi che a farsi, probabilmente sto correndo troppo con la fantasia, forse sto cercando di trasmettervi quello che vorrei fare anch’io e a volte per un motivo o per l’altro non riesco a fare, rimanendo indietro con i lavori per poi correre per riprendermi.
Nella speranza che tutti voi possiate ricevere dalle vostre api quelle gioie che vi aspettate vi saluto per risentirci al prossimo mese.
Paolo Franchin ... |