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Produzione nuclei

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Descrizione della operazioni per la formazione di nuove famiglie di api - Aprile 2009

Anche quest’anno, la cospicua moria degli alveari e le non poche difficoltà nel reperire i nuclei, ci porta alla decisione di doverci produrre delle famiglie per il prossimo anno apistico.
Riferendomi all’articolo dell’anno scorso, non ho segreti da svelare e meno ancora tecniche apistiche innovative.
Se permettete vorrei descrivere le operazioni che svolgo per riprodurmi, a livello famigliare, i nuclei che mi permettono di affrontare la stagione apistica dell’anno successivo.
attrezzi La decisione della formazione di nuovi nuclei auto-prodotti deve essere presa in questo periodo, altrimenti potrebbe essere o troppo tardi o non più attuabile, causa l’avanzarsi della stagione o la mancanza d’importazioni di nettare e dei fuchi, non in grado di volare a causa di temperature miti o fredde.
La prima cosa che faccio è quella di ricercare tra i miei alveari, con l’aiuto della lettura dei diari, la famiglia che oltre ad avere una buona ripresa primaverile sia stata anche capace di dare un buon raccolto l’annata precedente; che non abbia presentato malattie della covata e che abbia api mansuete e con uno spiccato senso alla pulizia.
Normalmente cerco sempre più di una famiglia con queste caratteristiche, perché le larve per il traslarvo non le raccolgo mai da uno stesso alveare ma cerco di prelevarle da due o tre famiglie o anche da famiglie formate con una regina selezionata acquistata da un allevatore fidato.
Mi attrezzo con dei cassettini di polistirolo da sei favi o delle casette vuote con due diaframmi per limitare la camera di covata.
Dalla metà del mese di aprile, durante le visite alle famiglie incomincio ad asportare le celle reali, oltre a prestare la massima cura nel toglierle cerco che queste siano integre, anche se aperte, le metto all’interno di un vaso da miele e le conservo in frigorifero.
Dopo la posa dei melari e dei relativi escludi regina, durante la prima visita successiva, osservo quelle famiglie che non hanno popolato il melario, per fortuna sono poche: una o due.
Non si sono sviluppate o molte volte sembrano indolenti e non vogliono salire nel melario, nemmeno se i telaini sono sporchi di miele.
Quelle famiglie, oltre a scrivere nel diario i loro limiti, le indico con una pietra sopra il coprifavo posta di traverso: nelle visite successive individuo immediatamente gli alveari che presentano questo problema.
Durante la fioritura dell’acacia identifico i due o tre alveari più forti dell’apiario, sono quelli che fra tutti hanno già riempito la gran parte del melario: anche questi vengono segnalati nei diari e con delle pietre sopra il coperchio.
mestolo Qualche tempo prima in laboratorio, che non sarebbe altro che il locale della cucina di casa mia, ho modificato l’estremità del manico di un mestolo di legno: quelli che si usano per mescolare gli alimenti, il quale deve avere dimensioni dai 9 ai 9,2mm di diametro.
Lo levigo e lo arrotondo con una carta a vetro di grana molto fine portandolo ad avere la forma interna dei cupolini delle celle reali costruite dalle api.
Ad una distanza di 8mm dalla sommità della cupola si esegue una incisione con una piccola scanalatura verso la parte più lunga del bastoncino,come si vede in fotografia: coloro con un pennarello la parte interna della scanalatura in modo che si renda molto più visibile durante le successive operazioni.
Prendo un vaso di vetro, quello da miele, riempito per metà di cera di opercolo lo metto all’interno di un recipiente con dell’acqua e lo pongo sul fuoco, regolando la temperatura in modo che la cera nel vaso arrivi e rimanga al punto di fusione, se vedo che si scioglie troppo abbasso il fuoco sotto la pentola e aspetto un momento.
Nel frattempo preparo un bicchiere con dell’acqua.
Ho visto amici aggiungervi un cucchiaino di miele liquido: dicono che aiuta lo stacco della cera dal legno.
Una volta raggiunto il punto di fusione della cera, intingo il mio bastoncino fino sopra la scanalatura, lo estraggo e lo immergo nell’acqua, ripeto l’operazione quattro o cinque volte, con un coltello incido la cera sulla scanalatura e con una piccola rotazione sul futuro cupolino lo stacco, l’operazione è conclusa.
Questa è una cosa semplice……. forse i primi non usciranno in maniera perfetta ma se riusciamo a tenere la cera alla temperatura voluta i risultati saranno sicuramente soddisfacenti.
In un telaino da melario nuovo, dividendo lo spazio interno in due parti, andremo ad inserire due stecche di legno dove precedentemente abbiamo incollato, con della cera fusa, quattro o cinque cellette per ogni stecca.
Prendo dal frigorifero il vaso con le celle reali ed una ad una estraggo la pappa reale che contengono, depositandola in un piccolo contenitore nel quale deporremo dell’acqua distillata, acquistata in farmacia, in modo da fare un composto diluito al 50% .
Vado in apiario ed estraggo un telaino di covata fresca dall’alveare che precedentemente avevo segnalato per le caratteristiche di buona ripresa primaverile, docilità, laboriosità, pulizia ecc. Lo ripulisco dalle api e lo porto in laboratorio dove, con una lente d’ingrandimento (visto che l’età non mi permette di lavorare senza occhiali) vado a scegliere le larve di covata femminile che abbiano al massimo tre giorni.
Sappiamo che dopo la deposizione dell’uovo nell’alveolo, da parte della regina, questo il primo giorno rimane perpendicolare al telaino, il secondo comincia ad adagiarsi sul fondo e dopo il terzo si trasforma in larva, presentandosi in maniera longilinea.
Con il passare dei giorni la larva comincia a prendere una forma a C; alla fine con l’ingrossamento della larva stessa questa C si chiuderà e la larva sarà opercolata per diventare prima ninfa poi pupa e poi insetto completo.
Le larve che noi dobbiamo raccogliere, con il cogli larve, devono avere una forma possibilmente longilinea o devono presentarsi con una C appena appena pronunciata: andremmo a deporle sopra la pappa reale del cupolino incollato alla nostra stecca di legno, da inserire nel nostro telaino da melario.
Ritornato in apiario andrò subito ad aprire il melario della casetta più forte che naturalmente deve avere l’escludi regina che divide il nido dal melario, deporrò al centro il nostro telaino con i cupolini contenenti le larve, segnandolo con un paio di puntine da disegno in modo che sia inconfondibile.
Il telaino da nido, precedentemente asportato, lo rimetteremo dove l’abbiamo preso oppure possiamo metterlo nella casetta più debole.
Ripasseremo dopo qualche giorno per vedere nel telaino da melario quante cellette sono state accettate.
Con questo sistema possiamo essere tranquilli che, con lo sviluppo delle fioriture esterne, la famiglia non ha necessità di alimentazione, il miele prodotto viene depositato nel melario, senza perdita economica e di tempo da parte dell’apicoltore.
larva Il tutto va lasciato tranquillo fino al decimo giorno, attenzione toccare le celle o scuoterle fra il dodicesimo e il quattordicesimo giorno vuol dire rovinare l’insetto che si sta formando dentro alla cella.
L’esperienza dell’anno scorso insegna che se il ceppo che alleva le regine è molto forte e la regina nel nido è giovane, con i suoi feromoni riesce a raggiungere tutte le parti dell’arnia e così le api che si trovano nel melario, dopo aver chiuso le celle reali non sentono la necessità di produrre delle nuove regine e cercano di soffocare quelle che stanno per nascere costruendo attorno a loro degli alveoli che riempiranno di miele, in questo modo non permetteranno l’uscita delle nasciture che moriranno all’interno della cella.
Visti i vari casi che sono successi, a me ed ad altri dei miei amici, conviene intervenire al decimo giorno di vita della larva, per asportare le cellette reali appena opercolate.
Un giorno prima del decimo giorno, dalla famiglia che non ha prodotto durante la fioritura, perché partita in ritardo rispetto alla stagione, regina vecchia ecc., estraggo due telaini di covata e li depongo in un cassettino con un telaino di miele, prelevato dal deposito; altri due telaini di covata con uno di miele li depongo in un altro cassettino, e così di seguito con l’attenzione di non inserire la regina che rimarrà con un telaino di covata e uno di scorte.
Sposto la casetta e al suo posto metto questi tre nuclei.
Il giorno dopo andrò a togliere le celle reali, staccandole una alla volta e inserendole dolcemente dentro al tubicino.
Anche il tubicino di plastica è auto costruito perché quelli che ho comperato erano troppo piccoli per le mie celle reali.
Così protetta posso deporla fra i due telaini da nido del nucleo, certo di non rovinare la mia cella reale se dovessi stringerli inavvertitamente; richiudo e lascio tutto tranquillo per circa un mese.
Dopo tale data vado a visitare i nuclei e cerco subito la covata fresca, visto che di opercolata ormai non dovrebbe essercene più.
Se vedo che c’è della covata fresca e le scorte sono abbondanti, approfitto di questo blocco di covata per fare un trattamento con dell’acido ossalico gocciolato sfruttando questo momento per ripulire la nuova famiglia dalla varroa.
Aggiungo un telaino lavorato e uno con un foglio cereo fra due di covata; chiudo e lascio che il tutto continui il suo sviluppo naturale.
Se durante la visita mi accorgo che nell’aprire il coprifavo le api continuano incessantemente a ventilare provocando un ronzio continuo, mi deve venire subito il dubbio di aver di fronte una famiglia orfana.
Dopo aver cercato della covata femminile senza successo, apro subito il nucleo a fianco e con un po’ di fumo faccio una riunione, magari mettendo come separazione un telaino con foglio cereo.
arniaNormalmente quindici o venti giorni dopo, facendo visita a questi cassettini, se la stagione è promettente, devo porre degli escludi regina sopra il nido e porvi al di sopra un melarietto.
Molte volte uno si rivela insufficiente e devo porre il secondo, in questo caso oltre la soddisfazione di aver prodotto una nuova famiglia ho anche il piacere di aumentare la mia produzione famigliare.
Spero di essere stato chiaro e utile……… in ogni caso voi sapete come contattarmi per eventuali chiarimenti.
Un saluto e buon lavoro

Paolo Franchin ...